Come ogni tanto ci ritroviamo piacevolmente a fare – grazie magari a qualche imbeccata esterna – oggi vi vogliamo riportare una storia che parla di carnevale, di Versilia e, chiaramente, di discoteche. Una discoteca in particolare: la Bussola di Focette.
Conosciuta anche come Bussola Versilia, l’iconico locale inaugurato nel 1955 a Marina di Pietrasanta è ancora felicemente in attività, tra gli alti ed i bassi che ogni nightclub con un trascorso così lungo prima o poi necessariamente incontra.
Quello che state per leggere è il racconto di una notte, anzi, di tutto il periodo di carnevale vissuto attraverso gli occhi di un ragazzo in Versilia tra maschere, liceo e locali; nel tentativo di spiegare com’era andare a ballare tra Viareggio e Forte dei Marmi in un non meglio precisato periodo a cavallo degli anni ‘80.
Al mattino la festa era al “Pellegrino Rossi”, meglio noto anche come Liceo Classico, fiocco rosso ai professori, quando e come era possibile, con divieto ingiunto di interrogazione o compito a sorpresa, a seguire Giovedì Grasso nei locali della scuola, con improbabili mises, i primi anni del Ginnasio andavano molto gli infermieri ma anche i drogati, con tutto il rispetto per le persone ed il tema, mai troppo sviscerato e spero di non essere frainteso, c’era chi si vestiva con orecchini, jeans strappati che all’epoca erano traumatizzanti, forse per provare ad ironizzare su una piaga che girava come una piovra. Al liceo, si decise la sera prima con quelli di terza, di vestirci con un look antidiluviano, ripescando negli armadi dei genitori, certi capi vistosi naftalinati e decisamente disastrosi, la mia professoressa di Chimica, mi disse se ero vestito da Dandy. La sera invece era tutta un’ altra salsa in pentola: festa in Bussola, Viva Rio, organizzata da Radio Studio 5, con in palio l’immancabile viaggio premio per la maschera più bella. Con i miei amici si andava, era un classico, Paolo vestito da prete io e Nicola da una di quelle bande inglesi dipinte dal film “Quadrophenia”, i Mods, con tanto di bandiera inglese a mo’ di foulard, Osvaldo vestito da bravo ragazzo qual’era. L’atmosfera era surreale, si arrivava un po’ tardi e c’era una bella congestione, un pandemonio, una volta feci letteralmente infuriare il mio compagno di bisboccia, perché invece di andare da alcune ragazze che sembravano reclamarci, mi tuffai a ballare trenini e contro trenini, sambe, rumbe e di tutto un po’, forse preso più dal ritmo furoreggiante che dal resto. “Viva Rio” era molto pubblicizzata sia in Radio che a giro, arrivavano in Versilia da ogni dove e ogni tanto si potevano vedere delle maschere a dir poco raccapriccianti ma non perché fossero horror o vampiresche, erano proprio brutte. Era una sera speciale, potevi incontrare gente nuova mai vista, come chi non vedevi da una vita, di prassi bevevo niente, una coca cola toh magari corretta, in fondo ero già benzinato di mio, credevo ancora alle favole e pure al Carnevale, che era un retaggio dell’infanzia ma pian piano mi rendevo conto che c’erano altre maschere in giro ben più pericolose, la falsità, l’egoismo, il cinismo, la prepotenza. Forse era un divertimento a tutti i costi, non so, in ogni caso andava a pennello, sentirsi protagonista di una notte da leone era meglio che annaspare da comparsa, in cento da pecora, quante facce, che colori, sgargianti, eleganti, rissosi, compassati, la musica che poi era una colonna sonora eccezionale con pezzi da favola se non erro all’epoca mixati dal mai compianto abbastanza Luca dj, teneva anche un programma serale in Radio. Ecco il mio pensiero di oggi, se mi torna, a breve, faccio i bomboloni, o meglio le graffe napoletane, per onorare la tradizione, se il grasso poi non esonda troppo dalla mia figura, allora, visto che gli abiti anni ’80 non mi vanno più, penso di reindossarli ma solo con l’aiuto della fantasia, e chi l’ha detto che servano solo le diete martellanti, la ginnastica e il salone di bellezza? Due soli pensieri ben messi e via si vola, traffico in tilt da Forte in giù, è la notte della follia, è la notte di Viva Rio!
di Sergio Alessi
Un doveroso grazie va a Sergio Alessi che non manca mai di condividere con noi di discotecheinversilia.it una sua memoria e che noi, ben volentieri, ci teniamo a diffondere il più possibile.
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